Al via la seconda tappa della Volvo Ocean Race, il giro del mondo a vela in equipaggio.
La flotta ha disputato la percorso costiero in Sud Africa con un vento di circa 30 nodi. I sette VO65 puntano, ora, la prua su Abu Dhabi, distante dalla linea di partenza oltre seimila miglia. Una tappa difficile, quella che porterà le barche dall’oceano Atlantico all’Indiano. I rischi che i VO65 potrebbero incontrare durante la navigazione? Cicloni tropicali e pirati.
Il meteorologo della Volvo Ocean Race, Gonzalo Infante, spiega come sarà il meteo. A seguire il video.
In dicembre i forti venti sud-orientali normalmente soffiano dall’anticiclone di Sant’Elena al sistema depressionario sudafricano. Ciò significa che la flotta ha forti possibilità di incontrare venti sostenuti di bolina nelle prime 24 ore dopo la partenza. I navigatori devono quindi fare delle scelte strategiche fin dall’inizio, ovvero se puntare a sud e godere dei venti occidentali oppure restare vicino alla costa africana. Non si tratta di una decisione facile poiché la situazione meteo nella zona è molto variabile e un’opzione che si presenta valida potrebbe diventare negativa nel giro di poche ore.
L’opzione più probabile per la flotta è puntare inizialmente a sud per cercare di cogliere qualche buona opportunità e poi dirigersi a est, di solito tali opportunità sono rappresentate dalla formazione di fronti freddi o di sistemi depressionari in prossimità della punta meridionale del continente africano. Il lato negativo di questa opzione, tuttavia, è la presenza della corrente di Agulhas, un sistema oceanico su larga scala dove l’acqua si sposta con velocità fino a cinque nodi e, con venti occidentali forti, questa corrente può produrre mare molto mosso e potenzialmente pericoloso per le barche.
Uno scenario alternativo vede le cellule di alta pressione degli oceani Atlantico e Indiano fondersi per creare condizioni di vento leggero nella zona del Capo di Buona Speranza. In questa situazione, il vento è presente solo vicino alla costa e, purtroppo, soffia in direzione contraria alla rotta, quindi la flotta è costretta a navigare di bolina. Il primo ostacolo nel tratto di navigazione verso nord è un ampio sistema di arie leggerissime.
La rotta più comune per passare l’alta pressione è prenderne il lato occidentale alla ricerca di venti freschi da nord-est, appena sotto il Madagascar. Una volta superato questo sistema meteo, la flotta dovrebbe incontrare venti
di aliseo sud-orientale e le barche che si sono tenute più a est possono godere di migliori angoli al vento. Il fattore di rischio in questa zona è rappresentato dalla stagione dei cicloni tropicali. Sono dei grandi sistemi temporaleschi presenti in prossimità delle calme equatoriali, i Doldrums, e che aumentano di forza nel loro cammino verso sud, causando potenziali condizioni pericolose. Inoltre, quando si verifica la presenza di uno di questi sistemi, i venti di aliseo non possono svilupparsi, il che rende difficile trovare l’aria senza corre il rischio di entrare nel ciclone.
Si arriva quindi all’ostacolo finale, i Doldrums dell’oceano Indiano. Queste calme equatoriali sono differenti da quelle presenti in Atlantico. Sono infatti create dalla convergenza degli alisei di sud-est e dei monsoni di nord-ovest che si congiungono provenendo da direzioni diverse e formano una larga zona di cumuli nuvolosi, pioggia e vento leggero, sempre a sud dell’Equatore. In generale la striscia di calme è più stretta a ovest, benché non sia un fattore ovvio come nella prima tappa.
Dopo i Doldrums la flotta deve risalire verso il Golfo Persico, con venti di monsone da nord-est. Quando il monsone inizia a perdere forza, si entra in un’area di transizione con venti leggeri e variabili di direzione. Il vento locale predominante soffia da nord-ovest ed è chiamato Shamal. Dopo lo stretto di Ormuz, normalmente la flotta naviga su un lungo bordo al lasco fino ad Abu Dhabi.